La Robiola di Roccaverano è uno dei fiori all’occhiello dell’Alta langa che meglio si sposa con i nostri vini. Ecco perché…

Se all’interno delle varie esperienze di degustazione che potete vivere qui da noi in azienda, vi proponiamo in abbinamento ai nostri vini la prelibata Robiola di Roccaverano – definita il “caprino storico d’Italia” – ci sarà un perché. Ed è una motivazione molto semplice da spiegare. Sono entrambi prodotti rappresentativi dell’Alta Langa, portano con sé le storie secolari di chi li produce – raccontando con i loro sapori molto di più di quanto potrebbero fare le parole – e sono altresì ricchi di suggestioni senza tempo, evocativi, decisi e inesauribili. Abbiamo voluto osare e stupirvi. E a giudicare dai numerosi consensi ricevuti, possiamo affermare che siamo riusciti nell’intento.

La Robiola di Roccaverano DOP è un formaggio a pasta morbida realizzato artigianalmente con latte crudo intero 100% caprino (oppure caprino/vaccino o caprino/ovino) proveniente esclusivamente dal territorio attorno al paese di Roccaverano. Un latte ricco di aromi compositi e unici nel loro genere, in grado di fare davvero la differenza, in quanto frutto della naturale alternanza climatica delle stagioni, dei venti umidi che spirano dal mare e dell’alimentazione del bestiame. Da marzo a novembre, infatti, gli animali vengono rigorosamente nutriti solo al pascolo – celebre è la lupinella, l’erba medica che si trova soprattutto nei calanchi – mentre nei mesi invernali sono ammessi anche mangimi e foraggi, purché del territorio per almeno l’80% e con divieto di impiego di mangimi OGM.

La produzione della Robiola di Roccaverano prevede un procedimento molto preciso e che si sviluppa in questi tre semplici passaggi: l’aggiunta del caglio di origine animale non prima che sia iniziato il processo di acidificazione; il trasferimento della cagliata acida in appositi stampi forati, muniti di fondo; e, infine, la salatura a secco su entrambi i lati del prodotto durante i rivoltamenti oppure al termine.

Una tradizione millenaria

A essere consapevoli di tutte le potenzialità della Robiola di Roccaverano, erano anche e soprattutto i Celti che abitavano le nostre zone prima dell’arrivo dei Romani. Perché è proprio a tale popolazione, che si fa risalire l’origine di questo prelibato formaggio, sebbene siano stati successivamente i Romani stessi a battezzarla con il nome di rubeola, dal colore rossastro della sua crosta a fine stagionatura. Il primo, invece, a raccontarne il processo produttivo fu il celebre autore Plinio Il Vecchio, all’interno delle sue incessanti e instancabili ricerche.

Curiosità. Nel XIX secolo, un sacerdote di nome Don Pistone, nel riportare la storia della parrocchia di Roccaverano, scrisse che, in passato, si tenevano a Roccaverano numerose fiere, all’interno delle quali aveva luogo un concitato mercato di esportazione verso la Francia. Strano a dirsi, vista la grande varietà di caci presenti in terra d’Oltralpe. Ciò significa che la Robiola di Roccaverano è un prodotto che sa distinguersi e che, una volta degustato, non lo si dimentica tanto facilmente…

Robiola fresca o stagionata?

Se fresca, la Robiola di Roccaverano regala un quadro organolettico semplice ma di grande effetto: al naso, si percepiscono buone sensazioni di yogurt, erba verde e nocciola, mentre in bocca, essa si diffonde suadente e sapida. Con la stagionatura, invece, si sviluppano leggeri sentori ircini, con profumi di piante selvatiche, mentre al gusto, la robiola diventa piccante e muschiata, con una lunga nota avvolgente nel finale che pare prolungarsi (quasi) all’infinito.

Ci sono poi alcuni produttori che avvolgono le loro robiole in foglie di fico e di castagno. Il motivo? Per conferir loro una maggiore aromatizzazione e aumentare la capacità di conservazione del prodotto, apportando sensazioni e profumi – credeteci – davvero particolari.

E con il vino?

Nell’ambito delle degustazioni, avrete l’occasione di sperimentare un’escalation di sapori da noi accuratamente studiata per farvi vivere al meglio l’esperienza eno-gastronomica che andremo a proporvi. Nulla è ovviamente lasciato al caso. Tutto è scandito da un ritmo di gusti e profumi che siamo sicuri apprezzerete. Il menù esordisce con l’abbinamento nocciola/Chardonnay, prosegue con l’accoppiata affettati misti/Dolcetto d’Alba e si chiude in bellezza con l’inevitabile matrimonio tra il Barbera d’Asti o Merlot e un ricercato tris di robiole stagionate.

Condividi su