Degustare e non solo: anche conoscere di persona il nostro lavoro e il frutto delle nostre fatiche che portiamo avanti dal 1930

Sì, perché degustare significa, in primis, essere consapevoli che la nostra azienda è presente qui in Alta Langa dal 1930. E che da sempre le generazioni che si sono susseguite hanno mantenuto e custodito ciò che gli avi avevano creato per alimentare la superficie coltivabile. Ci riteniamo custodi di un territorio e non proprietari. La nostra missione, infatti, è quella di salvaguardare il territorio stesso per lasciarlo alle generazioni future.

Ed è proprio questo il vero motivo che ci ha spinto a recuperare lotti di terreno terrazzato e abbandonato negli anni ’60 e ‘70 a causa dello spopolamento agricolo/montano per l’industrializzazione. Un’operazione che ci è costata dai 25.000 ai 35.000 euro all’ettaro, incluse le pratiche burocratiche per quanto riguarda la paesaggistica e l’eventuale dissesto idrogeologico, i lavori di esbosco e di ripristino dei muretti a secco. Il nostro sogno è di rivedere le colline dell’Alta Langa coltivate come agli inizi del ‘900.

Il vitigno storico di questi terrazzamenti è il Dolcetto. Negli anni, però, abbiamo anche scoperto che vitigni internazionali quali il Merlot riescono comunque ad assumere caratteri autoctoni, riuscendo anch’essi a esprimere al meglio il territorio. L’ultima sfida è stato impiantare il Nebbiolo, ma è ancora work in progress. Da alcuni anni, infine, insieme ad altre aziende e agli enti locali, stiamo cercando di riprendere la moltiplicazione e la coltivazione di un antico vitigno autoctono a bacca bianca. Presto lo potrete degustare.

Un altro pilastro fondamentale della nostra attività è il settore vivaistico, anche esso condizionato dall’aspro territorio in cui operiamo. Alimentare la superficie coltivabile, infatti, è difficile e molto costoso. Nel 1970, nostro nonno Emilio decise di avviare questa attività per alimentare la produttività aziendale e per sfruttare al meglio i mesi invernali dove il lavoro all’aperto è solitamente fermo. È stato uno dei primi vivaisti accreditati in Regione Piemonte. Ad oggi, la produzione di barbatelle di vite e di piante di nocciolo ci permette di avere il pieno controllo di tutta la filiera viticola e coricola. Per noi, la qualità del vino inizia dalla selezione clonale, scelta preceduta dallo studio sull’interazione tra vitigno, portainnesto, terreno e altri fattori ambientali. Non è un caso, infatti, che quest’anno i grandi protagonisti del nostro stand al Vinitaly siano stati proprio il vivaio e la vigna.

Sostenibilità: parola chiave per noi. Negli ultimi anni, abbiamo visto troppo spesso disboscamenti selvaggi e territori invasi da monocultura, solo ed esclusivamente per business. La prima cosa che c’è stata insegnata dal nostro padre è stata proprio la pazienza: per fare il contadino bisogna saper aspettare e rispettare. La sostenibilità è rispetto verso il territorio che ci ospita. Da qui, la nostra decisione di non utilizzare diserbanti chimici ma esclusivamente fertilizzanti naturali, di ripristinare i terreni vocati e abbandonati, e di limitarci al consumo del suolo, curando e pulendo i boschi circostanti. Rispettiamo al massimo la biodiversità del nostro territorio, i tempi biologici della maturazione e dell’affinamento dei vini nonché le fasi lunari per la potatura e per l’imbottigliamento. La natura non si comanda, ma ti comanda. Bisogna saperla ascoltare.

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